Rastrelli, carriole, cesoie. Facendo attenzione a differenziare la raccolta e ad agevolare il successivo lavoro di prelevamento dell’Amsa. Un gruppo di volontari ha trascorso così la giornata di sabato 26 novembre, in Bovisa, all’interno del bosco della Goccia. Col tempo, in questa area ex industriale è nata spontaneamente una foresta di cui da anni alcune associazioni si prendono cura, con l’obiettivo di tutelarne il patrimonio verde, farlo conoscere a tutta la città e garantire che i progetti che andranno a trasformarlo siano rispettosi del suo valore naturalistico. Tra queste realtà ci sono l’associazione Terrapreta e CFU-Italia Nostra, che in collaborazione con Amsa e Comune di Milano hanno organizzato questa giornata di pulizia straordinaria.
L’intervento, ha commentato l’assessora comunale a Verde e Ambiente Elena Grandi, «è stato un’occasione non solo di riordino e pulizia ma di condivisione e conoscenza di un luogo speciale e unico, oggetto di un progetto che darà alla nostra città, oltre al campus del Politecnico progettato da Renzo Piano, un bosco che è nato e cresciuto sull’area ex industriale dei gasometri».
Proprio con il Comune lo scorso settembre una serie di realtà del territorio hanno firmato un patto di collaborazione per portare avanti un lavoro di monitoraggio della biodiversità dell’area verde. È nato in questo ambito l’Osservatorio la Goccia, di cui l’iniziativa di sabato scorso rappresenta una delle prime azioni.
L’idea del progetto è di Terrapreta, associazione specializzata nella promozione di soluzioni naturali per proteggere gli ecosistemi. I giovani professionisti che ne fanno parte si occupano da anni della valorizzazione del bosco, anche in collaborazione con il Comitato La Goccia. L’obiettivo adesso è quello di relazionarsi con Comune e Politecnico.
«Grazie al Masterplan di Renzo Piano – ci spiega Gianluca Rapaccini – la progettazione dell’area è cambiata. È prevista una maggiore tutela della foresta, con procedure di bonifica naturale che richiederanno tempi più lunghi ma con pulizia dei suoli meno impattante».
Dopo anni di conflitti e ricorsi è dunque arrivato il momento della mediazione?
«Noi siamo fiduciosi perché il percorso di consapevolezza che abbiamo fatto partire dal basso è arrivato finalmente ai piani alti. Ovviamente faremo la nostra parte, anche in modo critico, di fronte alle scelte che saranno fatte in futuro”.