In principio era la “Cassina Bovisa”, ricompresa all’interno del Comune dei Corpi Santi, alle porte di Milano. Ciò che è accaduto in seguito, grazie soprattutto alla ferrovia e all’industrializzazione, viene raccontato oggi in un volume, “Aura di Bovisa”, che attraversa i 140 anni di storia del quartiere attraverso una ricca documentazione di mappe, foto d’epoca, ricostruzioni e biografie. L’autore, Giorgio Fiorese, ha avuto modo di consolidare il patrimonio di conoscenze e materiali contenuti nel libro nell’arco di una lunga esperienza professionale come architetto e docente universitario del Politecnico.
Lo stesso insediamento dell’Università, datato 1989, rappresenta nel racconto uno snodo fondamentale: in un primo tempo la sede prescelta dalla Regione Lombardia è quella di Gorgonzola, mentre l’ipotesi Bovisa viene portata avanti da un gruppo di docenti. Fiorese rivendica con orgoglio questa azione, senza precedenti nella modalità e vincente nell’esito, visto che nel 1987 l’allora sindaco Pillitteri opta per il quartiere milanese, dove da allora il Politecnico ha potuto mettere le sue radici.
Ma, come dicevamo, tutto inizia con la ferrovia. Le tratte Milano-Torino (1859) e Milano-Erba e Milano-Saronno (1879) fanno sì che in questo territorio, inglobato dal 1873 nel Comune di Milano, possano arrivare le merci da trasformare. Può nascere così, e proprio qui, l’industria chimica italiana: al primo grande impianto della Candiani si aggiungeranno nel tempo Calamari, Brill, Carlo Erba, Mapei. Nel 1905 sarà la volta delle Officine del Gas.
Con gli insediamenti civili si consolida poi il rapporto con tutto il territorio circostante: è il caso dell’Ospedale per contagiosi Agostino Bassi, costruito a Dergano nel 1896. Ma il quartiere si sviluppa anche grazie ai primi luoghi aggregativi come la Chiesa Parrocchiale, terminata nel 1917.
Scorrendo le tante storie che corredano le pagine del volume salta agli occhi un rapporto spesso fertile tra passato e presente: i gasometri, allora simbolo delle Officine del Gas e oggi al centro dei nuovi progetti del Politecnico; il “Nuovo Armenia” che richiama l’esperienza degli studi cinematografici “Armenia Films”; i locali della cristalleria Livellara in cui da alcuni anni rivive lo “Spirit de Milan”; la fabbrica Zaini, presente da quasi un secolo in via Imbonati. «Ma la maggiore costante storica – commenta Fiorese – è data dalla presenza dei pendolari, prima operai, ora studenti».
In conclusione, perché “Aura di Bovisa”? L’aura, per la Treccani, è una “particolare atmosfera suggestiva ed evocativa”. Si potrebbe far fatica a calare questa immagine nel contesto di un quartiere industriale. Eppure le vicende di questo territorio hanno interessato la letteratura e il teatro, la pittura e la fotografia. Manifestazioni artistiche importanti, a cui il libro dedica una sezione intera.
“Aura di Bovisa – Produzione Conoscenza Figurazione”, Giorgio Fiorese, Maggioli Editore