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Quartieri
Intervista all’autrice di un podcast di successo che vive a Dergano
Sara Poma: mia nonna Carla, una ragazza del Novecento
Federico Russo | 1 maggio 2021

«Vivo al confine tra Dergano e Bovisa. Mi piace questa dimensione di “paese dentro la città”, sento la presenza di una comunità con i suoi legami storici. In questo rivedo anche un po’ la storia di mia nonna».

E per Sara Poma quella di sua nonna non è certo una storia qualsiasi. Soprattutto ora che “Carla – Una ragazza del Novecento”, il suo podcast che ha proprio la nonna come protagonista, ha avuto un successo così sorprendente da diventare quasi un caso di scuola. 45mila ascolti in un anno, articoli sulla grande stampa, addirittura una tesi di laurea che ne analizza gli aspetti linguistici.
Carla, nata nel 1923 nell’Oltrepò pavese e vissuta fino a 95 anni, a un certo punto della sua vita - primi anni ’90 del secolo scorso - decide che è arrivato il momento di sedersi alla scrivania e raccogliere le sue memorie. Lutti, privazioni, ma anche amori e ribellioni. Tutto con un’innata capacità di alternare commozione e ironia. Per Sara quel diario è diventato da subito un “oggetto venerato e prezioso”, da leggere e rileggere più volte. Quegli appunti sono stati poi digitalizzati dalla sorella Franca, e da lì alla realizzazione del podcast il passo è stato breve.
Sara, che viene da Pavia e per lavoro si è sempre occupata di comunicazione, si gode questo successo e lavora al suo secondo progetto. Intanto, noi ripercorriamo con lei “la storia di un quaderno ritrovato che contiene una vita”.

«”Carla” è una storia che contiene tante storie. Mia nonna non aveva studiato, eppure è stata capace di ripercorrere con grande lucidità tutte le sue vicende. Nel suo racconto troviamo temi universali: guerra, lavoro, emancipazione femminile. La sua vita viaggiava di pari passo con la storia, credo che sia questo l’aspetto che ha maggiormente appassionato gli ascoltatori».

In effetti, nelle otto puntate del podcast di cui Sara Poma è autrice e narratrice, noi vediamo Carla attraversare una guerra mondiale, crescere una figlia da sola dopo l’improvvisa morte del marito, farsi carico con generosità della cura degli altri e affrontare la durezza di un lavoro da infermiera che mal si concilia con i tempi da dedicare a se stessa e alla famiglia. Soprattutto la vediamo, da un certo momento in poi, difendere strenuamente la sua autonomia grazie anche a un carattere indomito.
«Io considero Carla una proto-femminista. Non so se si sia mai interessata ai temi del femminismo, ma la sua è una storia di emancipazione. In questo somiglia a tante altre donne del suo tempo, che definirei “rivoluzionarie inconsapevoli”. Donne comuni, ma speciali».

Carla, per citare un aneddoto, in gioventù impara a suonare da autodidatta la fisarmonica, ma è costretta ad abbandonare la sua passione perché, secondo la madre, “suonare per una ragazza non è una cosa seria”. Quanto hanno influito le tematiche di genere nella tua scelta di raccontare la storia di tua nonna?
«Molto, e me ne sono accorta strada facendo. Tante volte in passato, leggendo il diario, non mi ero soffermata su questi aspetti. Ad esempio, sulle cose a cui le donne non avevano accesso, anche dal punto di vista legislativo. Per questo ho scelto di inserire al termine di ogni puntata un momento di approfondimento su un macrotema, con il commento di una persona esperta. È un terzo livello di racconto, utile per una lettura storica e sociale».

Ti aspettavi questo successo?
«Assolutamente no. Pensavo da un po’ a questo progetto, sapendo di avere tra le mani una storia che poteva dare agli altri un po’ di speranza. Alla fine ho registrato le puntate durante i mesi del primo lockdown e l’ho fatto soprattutto per me, per superare quel momento. Ma poi il podcast ha viaggiato per conto suo. Ricevo quotidianamente i messaggi di persone che mi dicono che questa storia le ha toccate, suscitando in alcuni casi la voglia di conoscere meglio i propri nonni, in altri il rimpianto per un’occasione ormai persa. Comunque c’è sempre una forte immedesimazione».

Quanto è vincente la formula del podcast?
«Molto. Io credo che Carla sia entrata nel cuore di tanti anche perché le abbiamo dato una voce. I podcast sono “storie per le orecchie”, ti accompagnano mentre puoi fare qualsiasi cosa, dalle pulizie alla spesa. Peraltro a seguito del successo di “Carla” ora il podcast rappresenta la mia principale occupazione, grazie all’impiego presso la società “Chora Media” (di cui è direttore Mario Calabresi). E nel frattempo sto lavorando alla mia “opera seconda”».

Puoi anticiparci qualcosa?
«SI chiamerà “Prima”, uscirà a giugno e avrà ancora come filo conduttore il tema della memoria. Di più per ora non posso dire!».

In conclusione, torniamo a parlare di Dergano-Bovisa. Cosa pensi  della vita culturale che si sta sviluppando in quest’area?
«Vivo a Milano da 15 anni e quello che sto trovando qui non l’avevo mai trovato in nessuno dei quartieri dove abitavo in precedenza. Quando posso supporto volentieri le iniziative più interessanti, penso a una realtà splendida come il “Nuovo Armenia”. Spero solo che questo quartiere riesca a conservare la sua autenticità.  Non vorrei mai che anche questa zona venisse gentrificata».
Anche Carla, da lassù, non approverebbe.
 

“Carla – Una ragazza del Novecento” è un podcast scritto e raccontato da Sara Poma, a cura di Ilaria Orrù. Può essere ascoltato sulle principali piattaforme di streaming audio.

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