Non un negozio di bici, piuttosto un luogo in cui coltivare insieme la passione per la bicicletta e imparare a prendersene cura, sporcandosi all’occorrenza le mani. “Laboratorio ciclistico aggregativo” è la definizione scelta dagli organizzatori della “Ciclofficina della Bovisa”, iniziativa che sta nascendo grazie soprattutto alla disponibilità di Davide Ferrari e che avrà bisogno, per svilupparsi, del contributo di tanti. Potenzialmente, di tutti gli amanti delle due ruote tra Bovisa e dintorni. Siamo in via Cosenz 54, in un cortile seminterrato coi tavolini all’esterno che suggeriscono da subito l’idea di un posto che vuole creare aggregazione. “Officine Cosenz” è uno spazio condiviso da artigiani («ma la definizione è limitante – precisa lo stesso Davide - spesso creiamo i design che realizziamo e facciamo anche produzione artistica»). Di sicuro è un luogo in costante evoluzione e questo nuovo spazio dedicato alla bici ne è una prova. Davide nasce architetto, ma lungo la sua strada ha incontrato il marchio “Dodici cicli” e la ciclofficina sociale “La Stecca”, specializzandosi nell’assemblaggio delle biciclette. Da qui l’idea: perché non mettere a disposizione degli altri questa competenza? La proposta è piaciuta subito al comitato di quartiere “Bovisattiva”, che dal 2015 organizza iniziative in zona per sensibilizzare e coinvolgere i cittadini. Ce lo confermano tre esponenti del comitato, il presidente Michele Polito, il vice Roberto Turolla e il tesoriere Roberto Fanti. «In Bovisa - spiegano – manca uno spazio dedicato alle bici, nell’ultimo anno hanno chiuso anche gli ultimi due negozi che erano rimasti. L’idea della ciclofficina ci piace perché rappresenta un modo di cambiare i consumi rispetto all’usa e getta imperante. Si è perso lo spirito di comunità, quello in cui chi sa fare qualcosa lo insegna, e noi vogliamo ricrearlo».
Per coloro che vogliono imparare, l’appuntamento è ogni martedì pomeriggio dalle 15 alle 18. Qui troveranno Davide - che alle Officine Cosenz lavora il ferro - pronto non solo a fare riparazioni (e insegnare a farle), ma anche a visionare la bicicletta per una diagnosi del suo stato di salute globale e dei possibili interventi migliorativi. Oltre a tutto questo, attorno alla bici c’è una cultura che può valere la pena conoscere un po’ per volta, cominciando magari dall’abc come la giusta terminologia. Si può scoprire ad esempio che la classica frase “ho bucato la ruota” è imprecisa perché la ruota, oltre che dalla camera d’aria (cioè dalla parte che si buca) è composta anche da mozzo, cerchio e raggi. Oppure si può imparare a distinguere un telaio vecchio, saldobrasato, da un telaio nuovo saldato e senza congiunzioni.
La filosofia resta in ogni caso diversa da quella commerciale. «Un negoziante – spiega ancora Davide – certi lavori tipo raddrizzare un telaio difficilmente può farli. Sono lavori artigianali, in cui non c’è certezza né del risultato né del guadagno». Ovviamente cambia anche il rapporto con il “cliente”: non c’è un vero e proprio tariffario ma a chi usufruisce della ciclofficina è richiesto un contributo economico, legato al lavoro fisico svolto e al costo degli accessori acquistati. Però, nelle intenzioni di Davide, l’idea portante resta quella di un luogo in cui “si spende in tempo più che in soldi”. Attorno a questa filosofia si sta creando, in queste prime settimane di rodaggio, un primo gruppo di fedelissimi. L’obiettivo, col tempo, sarà quello di allargarlo. Nel frattempo, si può contribuire al progetto della ciclofficina iscrivendosi a Bovisattiva. «La nostra associazione - concludono Polito, Turolla e Fanti - vive del contributo dei soci. La ciclofficina per noi ha un valore aggiunto: avvicinare le persone alle nostre iniziative e ai problemi del quartiere»