Servizi per l’infanzia, tempo scuola, formazione professionale, sostegno all’imprenditoria femminile, contrasto a ogni forma di sessismo e stereotipo. E, soprattutto, contrasto a ogni forma di violenza contro le donne. La parità di genere passa attraverso molti punti, come dimostra l’esempio di un’iniziativa istituzionale che ha per protagonista la Puglia e che potrebbe indicare la strada da percorrere anche qui in Lombardia. Ce la racconta, nell’articolo che pubblichiamo, Emilia Blanchetti
Lo scorso 1° ottobre, in occasione dell’apertura della prima edizione di Womens Equality Festival a Lecce, la Regione Puglia ha presentato la propria Agenda di Genere: il documento definitivo di strategia regionale per attuare politiche concrete di contrasto alle diseguaglianze di genere.
“Un piccolo capolavoro”, l’ha definita il Presidente Michele Emiliano, ed effettivamente si tratta del primo documento di programmazione strategica che impegna politica e finanza regionale su obiettivi molto chiari e concreti. Un modello possibile per altre regioni italiane.
Perché un’Agenda di Genere? Gli obiettivi che si sono posti in Regione Puglia mirano a migliorare la qualità della vita delle donne e degli uomini, creare pari opportunità di accesso al lavoro e ai più elevati livelli di istruzione e formazione, contrastare ogni forma di discriminazione legata al genere e prevenire e contrastare la violenza maschile contro le donne.
“Siamo la prima regione in Italia a dotarsi di una strategia regionale per la parità di genere costruita con il metodo della partecipazione, con il contributo del partenariato socio economico e delle associazioni di donne, – ha dichiarato il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano –. E non potevamo scegliere cornice migliore che WE Festival, importante iniziativa a livello nazionale, che può aiutarci ad accendere i riflettori sui temi che caratterizzano il divario uomo-donna nel mondo del lavoro e nel sociale, nella cultura e nell’economia del Mezzogiorno, che sono una delle sfide più importanti del nostro tempo”.
Ma quali sono gli obiettivi principali individuati dall’Agenda? E come si intende raggiungerli? Il documento individua 6 aree di intervento e in particolare alcuni obiettivi di investimento: incrementare l’offerta dei servizi per la prima infanzia e per l’infanzia; incardinare i servizi per la prima infanzia nel novero dei servizi educativi essenziali non a domanda individuale; incrementare il tempo scuola con i servizi connessi (tempo pieno, servizio mensa, attività scolastiche integrative e servizi di trasporto) e l’integrazione dell’offerta scolastica con l’offerta extrascolastica nei servizi socioeducativi e nei servizi culturali a fini didattici; dotare le scuole di adeguate tecnologie per accrescere le opportunità di apprendimento e per integrare le modalità di fruizione dell’attività didattica; dotare le città di infrastrutture per rispondere ai bisogni socioeducativi e ai corretti stili di vita emergenti, sia in termini di conciliazione, sia in termini di rafforzamento dell’offerta educativa, ricreativa, culturale, motoria e sportiva; potenziare i servizi sociosanitari in una dimensione di prossimità e quelli di assistenza domiciliare alle persone fragili, da curare e assistere, ove possibile, nel proprio contesto domestico; rafforzare le politiche di conciliazione vita lavoro e la nuova economia dei servizi innovativi per la flessibilità e per la qualità del lavoro nei contesti produttivi; porre l’intera filiera dei servizi per il lavoro e per la formazione professionale nelle condizioni di svolgere efficacemente le funzioni di orientamento, di matching domanda offerta di lavoro, con una particolare attenzione al lavoro delle donne, ai profili professionali prevalenti ed emergenti, di informazione sugli strumenti di incentivazione e di contrasto alle forme di lavoro irregolare o sommerso e alle forme di sfruttamento e di discriminazione; introdurre strumenti moderni di promozione e sostegno dell’impresa femminile, anche con le opportunità della finanzia innovativa e a impatto; costruire una rete moderna di servizi sanitari per la medicina di genere; contrastare culturalmente e socialmente ogni forma di stereotipo, misoginia, sessismo, discriminazione, violenza.
Un piano concreto, che risponde in maniera realistica a quelli che sono i limiti e le difficoltà che le donne, soprattutto al sud, incontrano ogni giorno. Non basta incentivare le bambine e le ragazze a studiare e ad affrontare anche percorsi formativi tradizionalmente considerati “maschili”, non bastano le politiche di diversity&inclusion delle imprese se poi le donne hanno la carriera bloccata dalla maternità, dall’essere al centro dei bisogni di accudimento della famiglia, dalla mancanza di risorse per poter accedere a servizi esterni alla famiglia.
Porre i diritti delle donne al centro delle politiche di empowerment e di lotta alle diseguaglianze significa prima di tutto agire concretamente per rimuovere o ridurre quelle barriere che non sono solo culturali ma sono pratiche, concrete e impattano sulla vita di tutti i giorni. Per questo tra gli obiettivi dell’Agenda di genere c’è la conciliazione vita-lavoro sia in ottica di condivisione del lavoro di cura familiare fra uomini e donne, ma anche di servizi di welfare efficaci, di infrastrutture agibili e possibili, di una rete di assistenza domiciliare rafforzata e capillare.
Un altro tema cruciale al centro dell’Agenda è il contrasto alla violenza di genere. I dati diffusi solo poche settimane fa dalla Ministra Lamorgese fotografano una situazione drammatica: nei primi otto mesi di quest’anno in Italia ci sono stati 72 femminicidi su 182 omicidi. “Come istituzioni non possiamo restare immobili - ha dichiarato l’Assessora regionale al Welfare Rosa Barone -. Stiamo potenziando le politiche per il contrasto alla violenza sulle donne e i minori attraverso il rafforzamento dell’attuale rete di centri antiviolenza e case rifugio di prima e seconda accoglienza, per noi partner fondamentali nel percorso di supporto alle donne vittime di violenza, un supporto finalizzato al recupero della libertà sotto i vari aspetti”.
L’impegno da parte di tutti è massimo per raggiungere questi obiettivi, in modo da dare un svolta anche culturale e sono certa che il lavoro tra assessorati, associazioni e società civile produrrà presto gli obiettivi che ci siamo prefissati, quello del miglioramento della qualità della vita degli uomini e delle donne di questa regione”.
“L’Agenda di Genere – ha sottolineato Titti De Simone, consigliera del Presidente Emiliano per l’Attuazione del programma di Governo regionale – è un documento unico nel panorama nazionale. È una strategia trasversale alle diverse policy, per migliorare le condizioni di vita delle donne in tutti i campi. Richiede politiche e interventi per rafforzare i servizi di condivisione dei carichi di cura, il sostegno alle imprese femminili ed alle politiche di gender equality nelle imprese pugliesi, la medicina di genere, il contrasto alle povertà educative e alla violenza di genere, la formazione in nuovi settori produttivi in crescita, come quelle relative alla cosiddetta economia della cura ed alle discipline Stem, strumenti di governance e di rappresentanza più incisivi e aggiornati in grado di praticare una vera democrazia paritaria”.