«Mio padre nel suo libro racconta anche di quelle notti passate nei rifugi. Erano bambini e qualcuno di loro, sotto sotto, si augurava che la scuola venisse bombardata…».
Era presenta anche Fabio Olmi stamattina nella scuola che il padre frequentò tra gli anni immediatamente precedenti e quelli della guerra. La scuola primaria “Giacomo Leopardi” di viale Bodio, parte di quell’Istituto Comprensivo che da oggi porta proprio il nome di Ermanno Olmi. Per la cerimonia di intitolazione – a cui ha partecipato il sindaco Sala - si è scelto non a caso il giorno in cui tre anni fa il grande regista ci lasciò.
Olmi, nel suo libro “I ragazzi della Bovisa”, aveva ben raccontato quel periodo lontano della sua vita. Forse proprio in quegli anni aveva iniziato ad affinare quello sguardo poetico che lo avrebbe poi portato a una grande carriera, culminata con la “Palma d’Oro” di Cannes per “L’albero degli zoccoli”.
Ma per tutti i bambini il cinema può essere strumento di conoscenza del mondo e di espressione delle emozioni, ed è attorno a questa idea che si è sviluppato il progetto che vive in questi due giorni la sua fase culminante. Il nome, “Balóss Festival”, ha che fare con una Milano sparita. Balóss, lo ha ricordato divertito il sindaco Sala nel suo intervento, significa birbone, furbacchione con un’accezione molto affettuosa. Il sottotitolo, “Il cinema fatto dai ragazzi”, ci conduce direttamente ai dieci cortometraggi che domenica 8 maggio saranno proiettati, giudicati e premiati.
Il festival nasce nell’ambito del progetto di cinema a scuola “I Ragazzi della Bovisa”, finanziato da Ministero dell’Istruzione, Ministero della Cultura e SIAE. Della realizzazione si sono occupati Circonvalla Film e gli istituti Ermanno Olmi e Sorelle Agazzi, in collaborazione con Università degli Studi Milano Bicocca.
Ma questo progetto ha soprattutto un nome, quello del filmaker Fabio Martina che anni fa scoprì che il grande cinema muto, quello del “Monello” di Chaplin, funzionava come strumento di comunicazione con suo figlio. Da lì provò a coinvolgere la scuola elementare frequentata dal figlio stesso, la “Curie” sempre appartenente all’Istituto Comprensivo da oggi intitolato a Olmi. La fortuna volle che ci fosse come interlocutrice una maestra altrettanto “comprensiva”, stavolta nel significato più umano nel termine.
«All’inizio ero diffidente - ci racconta Patrizia Rorato, maestra oggi in pensione – ma poi ho scoperto che insegnare il cinema ai bambini aveva una doppia ricaduta positiva, educativa e didattica. Avevo, tra gli altri, bambini con handicap e bambini non di madrelingua italiana: davanti a un film muto spariva qualsiasi differenza tra loro. Un progetto profondamente inclusivo».
L’idea è stata poi condivisa con il collegio docente, permettendo così all’istituto di partecipare con successo a un bando MIUR assieme all’associazione culturale Circonvalla Film. Il progetto è stato così esteso, con l’attivazione di 11 laboratori in orario curricolare per insegnare il cinema. Sono state coinvolte le classi degli ultimi due anni di ogni scuola primaria e secondaria (le vecchie “medie”), con un obiettivo finale: la realizzazione di cortometraggi. Ogni studente ha immaginato la sua storia, ogni classe con alzata di mano ha scelto le migliori e partecipato alla scrittura. In ultimo Fabio Martina, con la squadra di “Circonvalla”, ha curato le riprese «Ho scoperto - racconta Fabio – cose straordinarie. Ad esempio che dalla primaria alla secondaria c’è un salto enorme. I bambini vivono in un immaginario semi-fantastico, pochi anni dopo sono nel pieno della ricerca della loro identità».
Certamente la pandemia ha impattato su tutto il processo, costringendo ad affrontare a distanza tutte le fasi pre-ripresa e ritardando la conclusione di almeno un anno. Ma è lo stesso Martina a spiegarci come tutto diventi più facile quando si ha a che fare con dei “professionisti”. « Mi era stato detto: “è difficile lavorare coi bambini”. Per me invece è stato semplice, erano coinvolti al nostro stesso livello. Erano loro, al termine di ogni giornata di riprese, a voler vedere finito il progetto».
Ogni tanto i bambini si sono presi lo sfizio di essere un po’ “balóss”, come quando hanno chiesto alla preside Laura Barbirato di mettersi in gioco, Lei, lusingata e diverta, ha accolto l’invito, recitando in un corto la parte di una preside tutta d’un pezzo, in un altro invece la parte esattamente opposta di una preside un po’ imbrogliona. «Credo sia stato educativo per loro - racconta ora, tornando nei panni “istituzionali” – dover girare per ore per realizzare pochi minuti di cortometraggio. È una cosa che dà la misura della fatica e dell’impegno che occorrono nella vita».
L’Università Bicocca ha collaborato al progetto, supervisionandone gli aspetti educativi. Un impegno finalizzato anche a portare avanti insieme il prossimo passo: una proposta al MIUR per far diventare l’insegnamento del cinema materia scolastica. «Il cinema - spiega la docente della Bicocca Emanuela Mancino - permette ai giovani di esprimere anche quei talenti che non sempre la scuola valorizza. Insegna a lavorare insieme, a mediare, a fare un passo indietro. E poi crea entusiasmo. Perché tutti hanno una storia da raccontare».
Per quanto riguarda il programma di sabato 8 maggio, alle ore 15, al link www.circonvallafilm.org avverrà in diretta streaming la proiezione dei dieci cortometraggi. Alle 17, alla presenza della famiglia Olmi, si svolgeranno le premiazioni (anche il voto è affidato agli studenti) per le categorie Miglior Film, Miglior Attore, Miglior Attrice, Migliore Sceneggiatura.
Chiusura alle ore 17.30 con la proiezione di due documentari: il primo, “Ermanno Olmi in Bovisa”, è stato realizzato dai ragazzi. Il secondo, “Rifugio 87” è stato realizzato da Circonvalla Film e racconta del rifugio antiaereo dei sotterranei della scuola Leopardi. Sì, proprio quello in cui qualche “balóss”, magari proprio il piccolo Ermanno, sotto sotto ha sperato di non dover più andare a scuola il giorno dopo…
La scuola che il grande regista frequentò da bambino porta da oggi il suo nome
Ermanno Olmi, i ragazzi della Bovisa e i “balóss”
Federico Russo | 7 May 2021
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