Una sogna di realizzarsi come stilista, l’altra di diventare una grande giornalista.
Sono le protagoniste di La sarta di Dachau ed Eugenia, due romanzi che raccontano la tragedia della Seconda Guerra Mondiale e dell’Olocausto da punti di vista non convenzionali.
Attraverso le ricostruzioni storiche e le domande poste da Mary Chamberlain e Lionel Duroy, autori dei libri, possiamo riflettere su nuove sfaccettature e mettere ancora più a fuoco uno dei capitoli più drammatici del secolo scorso. E dunque che si parli degli scrittori e della cultura della Romania dimenticata. Che si parli di collaborazionismo e del trattamento particolarmente duro riservato alle donne, e alla loro personale Resistenza.
La voce inascoltata dei sopravvissuti: La sarta di Dachau, di Mary Chamberlain
Ada Vaughan ha 18 anni, vive a Londra e ha un talento innato per la moda. Se ne accorge Madame Duchamps, la sarta per cui lavora come addetta al pubblico; se ne accorge anche Stanislaus, l’affascinante e misterioso uomo dall’accento continentale che la corteggia e che la attira a Parigi promettendole aiuto per realizzare il suo sogno. Ma è il 1939, il momento peggiore per trovarsi in Francia. E così Ada, fidandosi dell’uomo sbagliato, resta bloccata in Europa come altri prigionieri inglesi e viene deportata in Germania. Il campo di Dachau è la sua destinazione finale. A differenza degli altri prigionieri, viene segregata nella casa del comandante del campo e costretta a cucire abiti per le donne dell’alta società nazista. Fino a quando la sua fama non arriva ai piani veramente alti e le viene commissionato l’abito da sposa di Eva Braun.
Ma questo non è un romanzo sulla moda, né sul rapporto tra vittima e carnefice instauratosi col pretesto di un abito. E non è neanche un romanzo sulle condizioni di vita nei campi di concentramento. Almeno, non su quelle a cui siamo abituati a pensare nel nostro immaginario. Pubblicato dalla Garzanti nel 2015, è un romanzo che consigliamo agli studenti di scuola superiore perché propone tasselli di storia che spesso non si ha il tempo di approfondire con la dovuta delicatezza e profondità nelle ore di lezione: le diverse forme di prigionia e sopraffazione intorno ai lager, satelliti rispetto alla detenzione vera e propria ma non per questo meno crudeli; la voce dei sopravvissuti a questo secondo tipo di detenzione, rimasta spessa inascoltata. Ce ne parla la stessa autrice, Mary Chamberlain, professoressa emerita di Storia della Brookes Universiry di Oxford, in un’intervista presente nel volume de La sarta di Dachau e che i lettori possono consultare prima o dopo la lettura: “Gli uomini prigionieri di guerra erano visti come eroi in quanto resistenti e sopravvissuti. E le donne? Su di loro c’è quasi solo silenzio.” Il collaborazionismo, altro grande tema affrontato dal romanzo, porta l’autrice a porsi importanti domande: “Che cosa succedeva alle donne prigioniere dietro le linee nemiche? Quale possibilità di scelta si ha in queste circostanze? E le questioni di genere, che importanza hanno in quest’area grigia?”
Una storia di guerra, speranza, assoluta fiducia nei propri sogni. Spesso infranti, ma che meritano di essere ricordati.
Pagine di libertà della Romania dimenticata: Eugenia, il nuovo romanzo di Lionel Duroy
Nella Romania del 1935, la giovane studentessa Eugenia difende lo scritture ebreo Mihail Sebastian da una violenta aggressione di militanti di estrema destra. È l’unica a farlo a Jassy, la piccola cittadina in cui Mihail era stato invitato per una conferenza: il razzismo sta prendendo piede nel Paese e anche nella stessa famiglia di Eugenia. E così la ragazza decide di trasferirsi a Bucarest e diventare una giornalista, inseguire i suoi ideali di libertà e combattere il male che si sta diffondendo in un’Europa ormai prossima alla guerra. A Bucarest il suo rapporto con Mihail muterà, trasformandosi in un travagliato amore in lotta contro la persecuzione antisemita.
Anche l’autore Lionel Duroy è un giornalista, proprio come Eugenia sogna di diventare. Duroy ha scritto molti libri ispirati alla sua esperienza di reporter ed Eugenia è sicuramente destinato a essere uno dei suoi lavori letterari di maggior successo. Ha già vinto il premio Anaïs Nin 2019, venduto 50.000 copie e primeggiato nelle classifiche in Francia. Qual è il segreto di questo romanzo? L’accurata e raffinata ricerca storica e l’indagine minuziosa con cui Duroy ricostruisce la meccanica dell’odio di quegli anni così lontani, ma che risuonano in certe dinamiche contemporanee nostalgiche e pericolose. Eugenia diventa così il pretesto non solo per riflettere sulla persecuzione antisemita, ma anche per riscoprire la vita dell’intellettuale e scrittore Mihail Sebastian, uno degli autori rumeni più grandi del suo tempo e probabilmente poco conosciuto dai nostri studenti. Il tutto attraverso un personaggio femminile forte, indipendente, capace di suscitare empatia nei lettori. Un romanzo che L’Express ha definito “straziante, affascinante, rigoglioso”, pubblicato in Italia il 23 gennaio dalla Fazi Editore. Imperdibile, per chi ha voglia di approfondire un capitolo così drammatico del nostro Novecento, da un punto di vista diverso dal solito. Quello della Romania dimenticata.