Se si vuole riflettere sul valore della memoria, Primo Levi è la figura giusta per farlo. L’incontro “La memoria del presente”, organizzato a Milano il 24 gennaio da Scuola Coop, ha chiarito perfettamente il perché: Primo Levi non è soltanto lo scrittore che ha raccontato in “Se questo è un uomo” l’orrore dei lager. È anche l’autore de “I sommersi e i salvati”, l’ultima sua opera in cui affronta quarant’anni dopo quella devastante esperienza il tema controverso della “zona grigia”: il superamento della distinzione manichea tra vittime e carnefici, il coinvolgimento dei prigionieri con i loro aguzzini, le forme di compromissione attraverso cui alcuni sono riusciti a sopravvivere nel campo di sterminio. Una riflessione complessa sulle dinamiche del potere che riguarda tutti ma che può diventare centrale per chi si occupa a livello professionale di cooperazione. Proprio questa categoria rappresenta infatti il principale destinatario dell’incontro promosso, oltre che da Scuola Coop, dalla rivista Doppiozero, dalla Fondazione Barberini e da Generazioni di Legacoop, ANCC-COOP e Coop Lombardia.
Il senso dell'iniziativa, che si è tenuta presso Copernico Milano Blend Tower, è tutta nel sottotitolo “Parole, immagini, riflessioni da Primo Levi ai nostri giorni”. Marco Belpoliti, direttore di Doppiozero e massimo esperto della vita e delle opere di Levi, ha parlato dello scrittore torinese partendo da una carrellata di foto, rappresentative sia della vita privata che di quella professionale.
“In Primo Levi non c’è solo il racconto della sua storia, c’è anche una riflessione sul come rielaborare la sua vicenda alla luce delle domande del presente” ha commentato un altro dei relatori, lo storico Davide Bidussa.
A proposito di presente, una data come il 27 gennaio che valore ha oggi? È solo una ricorrenza istituzionale, un rituale da rispettare? Rappresenta una memoria parziale? Domande che hanno incontrato tentativi di risposte e di contestualizzazione storica. L’obiettivo di una memoria condivisa è ancora difficile da ottenere ma, sono ancora parole di Bidussa, “bisogna essere capaci di sopportare anche le contraddizioni che si porta con sé la storia che vogliamo raccontare”.
“Abbiamo voluto offrire ai nostri soci – ci spiega il direttore di Scuola Coop Enrico Parsi – non un momento di celebrazione ma di approfondimento, perché per molte nostre realtà il lavoro sulla memoria è quotidiano. Ma ci interessava anche un altro punto, quello formativo-organizzativo. “I sommersi e i salvati” offre molti spunti sulla leadership e sul potere”.
Quest’ultima riflessione è stata affidata allo psicologo dell’organizzazione Giuseppe Varchetta. Perché è importante, come è stato fatto nel suo intervento, ricordare che “anche la soggettività della vittima va indagata”? È lo stesso Primo Levi a darci la risposta: “E’ una zona grigia, dai contorni mal definiti, che insieme separa e congiunge i due campi dei padroni e dei servi. Possiede una struttura interna incredibilmente complicata, e alberga in sé quanto basta per confondere il nostro potere di giudicare”.