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Giuseppe Pirlo è professore ordinario Università di Bari Aldo Moro e referente per Agenda Digitale e Smart City
Hating: l'odio in rete attira like, voti e soldi
Giuseppe Pirlo | 31 luglio 2018

L’infrastruttura in fibra ottica che attraversa l’Italia, e che sta capillarmente attraversando le nostre regioni e città, è in grado di consentirci una qualità nella fruizione di Internet sempre più elevata. D’altro canto anche i sistemi mobili (smartphone, tablet, ecc.) sono in grado di collegarsi ad internet anche in mobilità, scaricando enormi quantitativi di dati e permettendoci, ad esempio di visionare un film o colloquiare via skype con parenti e amici dall’altra parte del mondo.

Sono questi i “miracoli” che la moderna tecnologia ci mette a disposizione ed ai quali ci siamo prontamente abituati. Nondimeno il futuro ci promette risultati ancora più straordinari con l’avvento di tecnologie sempre più spinte come la modernissima tecnologie 5G attualmente in fase di avanzata sperimentazione. Eppure proprio adesso che questi strumenti si sono introdotti nelle vite quotidiane di una gran parte di persone che emergono con sempre maggior chiarezza i rischi sociali e culturali legati al loro uso. Non entrando neppure nel dominio di attività perseguibili penalmente, come ad esempio quelle legate alla pedopornografia, esiste un’ampia quanto assai pericolosa “zona grigia” nell’utilizzo della rete che non è meno preoccupante e pericoloso.

La potenza della tecnologia, infatti, oggi più che in passato, consente a chiunque di diffondere su scala planetaria considerazioni e commenti su praticamente qualsiasi argomento. Oggi più che in passato a questa straordinaria potenzialità dovrebbe corrispondere quindi la capacità degli utenti di restare nei limiti del rispetto reciproco e dell’educazione, e di saper valutare il significato profondo e le possibili ricadute delle proprie affermazioni.

 Quello che invece sta accadendo, e che è tristemente sotto gli occhi di tutti, è che la rete sta diventando sempre più strumento di diffusione di odio e intolleranza da parte non solo di individui isolati ma anche di gruppi sociali e politici. Del resto è oramai evidente che l’hating online attira like e voti, a volte anche soldi. Non stupisce quindi il complessivo degrado della rete che al posto di essere strumento di cultura ed emancipazione sociale ed economica, sta inesorabilmente scivolando verso un utilizzo degradato e becero da parte dei nuovi barbari dell’ICT (Tecnologie dell'Informazione e della Comunicazione).

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