“Schiena diritta, sguardo verso le stelle, con dignità e speranza, e conquisterete, come tanti anni fa i nostri combattenti per la libertà, un futuro democratico e antifascista”.
Dirittura morale, democrazia, memoria e sguardo al futuro: nel giorno di cinque anni fa in cui lasciò la guida dell’Anpi, Carlo Smuraglia riuscì a riassumere in poche parole l’intera sua vita. 99 anni, tanti ne avrebbe compiuti ad agosto, che lo hanno visto partigiano, avvocato, docente, politico e uomo delle istituzioni. Smuraglia, che è mancato la scorsa notte, era nato ad Ancona nel 1923.
Il suo impegno iniziò a vent’anni, durante la guerra, quando rifiutò la chiamata di leva del fascismo e si unì alla lotta partigiana, arruolandosi in seguito volontario nel gruppo «Cremona» del nuovo esercito italiano. Tornata la pace, intraprese a Pisa la professione di avvocato che lo vide negli anni prendere parte a molti processi dal forte impatto sociale, dalla difesa di ex partigiani accusati di violenze a quella dei ragazzi del liceo milanese Parini, accusati di oscenità per il giornalino “La zanzara”. Fu legale di parte civile nel processo per la morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli e per il caso della fuga di diossina di Seveso.
In Lombardia fu professore di diritto del lavoro all’Università di Milano e consigliere regionale Pci dal 1970 al 1985. L’impegno istituzionale proseguì negli anni successivi prima come membro del Csm e poi, per tre legislature, come senatore per il gruppo Sinistra Democratica-Ulivo.
Ultima ma sono in ordine di tempo l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, di cui fu presidente milanese dal 2009 al 2011, nazionale dal 2011 al 2017 e infine onorario. «Durante la sua presidenza provinciale milanese - racconta Roberto Cenati, che oggi ricopre la stessa carica - io fui suo vicario. Fu una grande occasione di crescita dal punto di vista politico».
«Era un trascinatore - lo ricorda oggi Dario Marchesi, presidente di Anpi Dergano – ed ebbe un ruolo decisivo nel far diventare l’associazione ciò che è ora: la casa di tutti gli antifascisti».
Per Francesco Verri, presidente di Anpi Affori, «era un uomo capace anche di assumere posizioni autonome, sempre molto corrette e molto chiare». La memoria torna a due vicende della storia recente che hanno visto Smuraglia prendere una posizione non da tutti condivisa nel suo schieramento politico. La prima risale al 2016, al suo “no” alla proposta referendaria di riforma costituzionale dell’allora premier Matteo Renzi. La seconda è di pochi mesi fa, con il “sì” all’invio di armi all’Ucraina invasa. Un dissenso rispetto alla linea maggioritaria dell'associazione che non è passato inosservato.
«Ciononostante - racconta Angelo Longhi, presidente Anpi Niguarda – quando al congresso nazionale dello scorso marzo a Riccione è stato nuovamente acclamato come presidente onorario, dalla platea si è alzata un’ovazione. Il rispetto per lui andava al di là di qualsiasi divergenza».
Proprio in quei giorni, peraltro, Smuraglia ha iniziato ad accusare sofferenze che lo hanno costretto ad abbandonare anzitempo il congresso. Il 25 aprile, con grande dispiacere, non ha partecipato alle celebrazioni della Liberazione. «Per quell’occasione – ricorda ancora Cenati – mi ha pregato di leggere un comunicato molto toccante in cui augurava a tutti un avvenire di giustizia e pace, proprio ciò che ora manca di più».
In una recente intervista, parlando della difesa della memoria storica, aveva detto: “Per me, parlare della Resistenza non è parlare della mia Resistenza. A me della Resistenza interessano, soprattutto, il contenuto, il significato, il processo formativo che è valso per me come per tanti”.
Lucidissimo e attivo fino all'ultimo (al punto da soffrire per la forzata inattività sociale provocata dall'emergenza Covid), ha continuato finché ha potuto a spendersi per le tante battaglie che hanno costellato la sua vita, dalla sicurezza nei luoghi di lavoro ai diritti delle donne.
Fortissimo anche il suo legame con Milano, città d’adozione. Suo è stato l’impegno per realizzare la Casa della Memoria, sede di cinque associazioni che si battono per promuovere lo studio degli eventi che hanno costruito libertà e democrazia in Italia. Il professor Alberto Martinelli, che della Casa della Memoria è presidente e di Smuraglia fu collega di università, lo ricorda come «Una di quelle figure che, attraverso la testimonianza di un’intera vita, diffondono valori e battaglie».
La Sala Alessi di Palazzo Marino sarà il luogo in cui, venerdì 3 giugno, Milano potrà salutare Carlo Smuraglia. La camera ardente sarà aperta dalle 9 alle 14.30. La cerimonia si terrà alle 16.