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Tecnologia e scienza e il nemico invisibile
Francesco Adduci | 22 marzo 2020

Impegnati nel campo della batteriologia e virologia molti laboratori di biomedica, aziende farmaceutiche e in generale tutte quelle strutture di ingegneria genetica.

Trasversalmente le aziende ospedaliere si sono rifugiate nella conoscenza e nell’esperienza pregressa per provare farmaci che potessero avere un riscontro nella lotta al Coronavirus.

È stato provato, con dei risultati che sembrano positivi, un vecchio farmaco scoperto un secolo fa, la clorochina che è capace di rallentare la capacità di moltiplicazione delle proteine virali. Altro farmaco in via di sperimentazione è il tocilizumab, un anticorpo monoclonale, un forte antinfiammatorio, utilizzato per il trattamento dell'artrite reumatoide, che blocca la produzione di molecole infiammatorie che il sistema immunitario produce in risposta all'infezione virale. Un farmaco che sembra avere buoni risultati nella cura del Coronavirus, tanto che è stato anche utilizzato dallo Spallanzani di Roma, è il remdesivir già sperimentato sul virus della Mers e per combattere l’Ebola. Altri farmaci utilizzati per lo più in Cina sono l'umifenovir e il favipiravir (non autorizzati in Europa) e infine il darunavir, il noto inibitore delle protesasi somministrato ai pazienti affetti da AIDS.

In campo medicale sta prendendo corpo la tecnica basata sull’infusione di plasma sanguigno, prelevato da persone guarite da Coronavirus, in pazienti ancora infetti. Tale pratica è già risultata valida contro altre malattie infettive.

In campo tecnologico, invece, un’azienda di Singapore ha messo in produzione un kit di test per ospedali e laboratori (autorizzato dalle istituzioni sanitarie locali per analisi diagnostiche) per verificare se i pazienti hanno contratto il Coronavirus. Il kit contiene un sistema Lab-On-Chip di un’azienda di microelettronica partecipata dai governi di Italia e Francia. I Lab-On-Chip (LoC) sono dei veri e propri microlaboratori che integrano funzioni multiple di analisi diagnostiche in un singolo chip o in un assemblaggio di microchip, di dimensioni comprese tra pochi millimetri e qualche centimetro quadrato. Il suddetto LoC analizza fluidi dell’ordine dei picolitri derivanti da tamponi eseguiti nelle narici di un paziente o da altre risultanze biologiche e restituisce risposte sulla positività ai virus di tipo SARS/Covid in 2-3 ore con un tasso di accuratezza del 99%.

In campo ingegneristico l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha istituito, tra gli altri, uno specifico gruppo di lavoro che si occupa della modellizzazione del Covid-19, per consentire un più agevole studio di vaccini e terapie.

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