Il sottosegretario all’Editoria, Andrea Martella, risponde alle questioni più urgenti poste da editori e cooperative di giornalisti di Legacoop Culturmedia (intervista curata dalla redazione imolese di Sabato Sera).
Nei giorni scorsi ha riportato l’attenzione sulle fake news, le bufale, particolarmente pericolose in tempi di emergenza sanitaria. Anche le cooperative di giornalisti associate a Legacoop Culturmedia hanno lanciato una campagna per sostenere un’informazione puntuale e corretta. Per combattere le fake news ha deciso di dare vita ad una vera e propria task force, di cosa si tratta? La battaglia coinvolgerà anche chi le diffonde e rilancia sui social? Ha richiamato all’ordine anche la politica su questo...
Sabato abbiamo istituito l’unità di monitoraggio che avrà come compiti quelli di analizzare modalità e fonti che generano e diffondono le fake news. Uno strumento di servizio contro l’insidia della disinformazione che indebolisce lo sforzo di contenimento del contagio. Questa emergenza ha messo in evidenza la necessità di non sottovalutare la diffusione di notizie false che possono creare situazioni di allarme e pericolo. Far passare che i gargarismi con la candeggina sono efficaci non è una opinione, è invece una fake e quando raggiunge milioni di cittadini può essere un problema. È una struttura snella aperta al contributo e alle interlocuzioni con istituzioni e società. Quindi ben vengano iniziative come quella di Legacoop per sostenere una informazione puntuale e corretta. Serve davvero un patto sociale per contrastare queste pericolose tossine.
Edicole aperte -con molte cautele anche nelle zone rosse, come Medicina e Rimini- e filiera editoriale garantita fino alle consegne agli abbonati. Eppure qualcuno ha lamentato che i giornali non sono «attività essenziali», non servono per mangiare...
Il Governo ha preservato dalla chiusura delle attività la filiera editoriale proprio per la sua funzione di servizio pubblico. Voglio ringraziare gli edicolanti per il loro preziosissimo lavoro in queste settimane difficili. È anche per questo che per le edicole abbiamo previsto alcune specifiche misure nel decreto di marzo a partire dal raddoppio del credito di imposta, da 2 a 4 mila euro, estendendolo oltre alle tasse locali e al canone di affitto anche alle spese di connessione e di recapito a domicilio dei giornali. Informare ed essere informati è un principio inderogabile per le democrazie a maggior ragione in situazioni di emergenza. Acquistare un quotidiano, una rivista, un periodico è, invece, essenziale perché è uno spazio di libertà autentico mentre gli spazi fisici si sono ristretti.
All’inizio dell’anno a Imola, ragionando del futuro dell’editoria locale, ha ricordato che nella legge di bilancio è stato introdotto il «congelamento» per il 2020 della riduzione dei finanziamenti e che era in avvio un cantiere per arrivare alla riforma dell’editoria o Editoria 5.0 entro l’estate. L’emergenza in atto come ha cambiato questi piani?
Innanzitutto il differimento dei tagli lo abbiamo stato portato al 2022 (decreto proroga termini). Certamente l’emergenza incide sul calendario ma stiamo comunque lavorando per portare avanti alcune riforme per sostenere e innovare il settore. Editoria 5.0 rimane l’obiettivo finale per dare un piano di riforma strutturale a un settore dopo 40 anni.
Quanto sta accadendo ha provocato l’aggravamento della situazione, con crollo dei fatturati pubblicitari, vendite. Come per altri settori dell’economia si stanno valutando ulteriori provvedimenti per questo 2020 per la tenuta delle aziende editoriali?
Sono pienamente consapevole degli effetti sul settore. Proprio per questo nel decreto “Cura Italia” abbiamo previsto che il credito di imposta pubblicità per il 2020 si applichi sul 30% dell’investimento complessivo e non più sulla quota incrementale. È stata una prima misura, ora verificheremo nel dialogo con la filiera di individuare altre leve di intervento per aiutare il settore ad affrontare la crisi.
Nelle ultime settimane abbiamo visto l’editoria locale (TV, radio, giornali, web) rappresentare un vero e proprio servizio per gli abitanti dei territori travolti dall’emergenza Coronavirus, si sta tenendo conto in modo particolare dell’editoria locale?
La stampa locale assolve a questa funzione per vocazione direi. In questa fase ancora di più. Ci sono aspetti anche umani che la rendono davvero più prossima. Per questo c’è un confronto e un dialogo in atto per individuare possibili misure di sostegno.
La necessità del distanziamento sociale ha portato all’ulteriore espansione del mondo digitale, che richiede competenze, attrezzature, connessioni, risorse e quindi investimenti ma produce marginalità scarse, soprattutto se rapportate alle realtà editoriali locali. Si sta ragionando anche su questo nella riforma dell’editoria o per provvedimenti più immediati?
C’è un tema innovazione che investe anche questo settore. Fermo restando l’importanza della “carta”, emerge la necessità di aiutare la modernizzazione anche su base locale: l’idea di editoria 5.0 nasce anche dalla previsione di investimenti per ammodernamento e accesso alle tecnologie.
Per il sistema radio e tv locali, anch’esse importanti nell’informazione di servizio, sono previsti ulteriori provvedimenti dopo il primo segnale della cassa in deroga?
La cassa in deroga non è mai un segnale positivo, ma solo un rimedio emergenziale. Considerata l’importanza del settore anche per la qualità della nostra democrazia l’obiettivo degli interventi deve essere quello di avere un settore che ce la fa e continua a informare i propri lettori, ascoltatori e telespettatori. A partire dal rafforzamento delle misure sulla pubblicità, ma anche con altri interventi, cercheremo di affrontare questa delicatissima crisi.