Una tragedia, una grande paura protratta nel tempo. E, alla fine, un sospiro di sollievo con tanto di lieto evento finale. La sintesi della vicenda della famiglia Caligiuri potrebbe partire da qui, dall’arrivo all’inizio di agosto di Thomas a rallegrare i genitori Fabio e Letizia e i fratelli Elisa e Daniel.
Ma ben più triste era stato l’inizio della storia. Siamo nel 2017, la famiglia vive a Milano e il primogenito Nicolò muore improvvisamente a tre anni. Una tragedia del tutto inattesa, dovuta a una rarissima malattia genetica (solo sette casi nel mondo) scoperta dopo un anno e mezzo di indagini. Dopo la morte del bambino, infatti, diversi istituti (dagli ospedali Buzzi e San Carlo all’Istituto Besta, fino alla Bicocca) vengono coinvolti nella ricerca delle origini della patologia. Si rendono necessarie analisi lunghe e complesse, con confronto di dati provenienti da diverse parti del mondo. Fino all’esito finale: la miocardite che aveva colpito il povero Niccolò era stata provocata da una mutazione genetica che vedeva entrambi i genitori come portatori sani. La situazione di rischio richiede a questo punto ulteriori verifiche sugli altri due bambini (uno dei quali in arrivo). Per una famiglia già provata dal più indicibile dei dolori, un ulteriore aggravio psicologico.
«Per tre mesi – racconta Fabio Caligiuri – abbiamo vissuto come se la vita dei nostri figli fosse appesa al gioco dei dadi. Può venir fuori che sono sani, portatori o malati. E tu non puoi fare niente, solo attendere il responso. Ricordo nottate insonni, giornate intere a fissare il cellulare». Infine la telefonata decisiva: dalla mappatura genetica emerge che entrambi i bambini sono sani. Per dare un’idea del rischio, basti dire che l’eventuale riconoscimento della patologia avrebbe costretto a sottoporre i figli a una terapia intensiva di fronte a ogni sintomo pericoloso. Più che mai in questi mesi di pandemia si coglie la gravità della situazione.
Fabio e Letizia nel frattempo si sono sposati e trasferiti a Bergamo. Nei mesi più difficili è stata di conforto per loro anche la fede. «Fu mia madre – parla ancora Fabio – nel periodo più difficile a scrivere al Papa per raccontare la nostra vicenda. Il Santo Padre rispose, dicendo che aveva piacere di riceverci. L’incontro è avvenuto in Vaticano, con la nostra famiglia al completo. Ricordo il Papa che prende in braccio Elisa, ma ricordo anche di avere parlato pochissimo, sopraffatto dall’emozione… fu una bella svolta a livello psicologico dopo tanta sofferenza». Pochi mesi dopo quell’incontro, il matrimonio e la nascita di Daniel Francesco (secondo nome non casuale).
Ora, ai primi di agosto, è arrivato anche Thomas. E poi, inutile nasconderlo, c’è sempre e in qualche forma ci sarà sempre anche Nicolò. «Io credo – è la conclusione di Fabio Caligiuri – che ci sia in questo qualcosa di più grande di noi. Nicolò torna in ogni occasione (penso ai compleanni e alle feste natalizie). Anche il confronto con gli altri figli lo fa tornare continuamente. È una situazione che andrà avanti per tutta la nostra vita».